Operazione Gramsci. L’egemonia in atto.

Domani, 19 gennaio, alle ore 21, ad Alessandria, Il direttore di Historia Magistra Angelo d’Orsi e la coordinatrice Francesca Chiarotto presenteranno “Operazione Gramsci. L’egemonia in atto. A sessant’anni dalla scomparsa di Palmiro Togliatti una riflessione sull’originalità della storia del PCI”.

 

Operzione Gramsci. Egemonia in atto.

Ci ha lasciati Gastone Cottino. Addio al partigiano ‘Lucio’.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Del Direttore: prof. Angelo D’Orsi

Ci sono persone che crediamo immortali, sia per l’energia che da loro promana come una sorta di fiume infrenabile, sia perché – ammettiamolo – di loro abbiamo bisogno, e quando se ne vanno, quando lasciano questo mondo, oltre al dolore proviamo una sorta di rabbia, e avremmo voglia di rimproverarli: “Perché te ne sei andato?”, è la domanda che ci sorge spontanea, anche se non osiamo proferire parola. Questi i pensieri che mi hanno attraversato quando ieri mi è arrivata, inattesa, ma in fondo temuta, la notizia della scomparsa di Gastone Cottino. Forse al di fuori di Torino, il suo è un nome non conosciutissimo, eppure si tratta di una figura esemplare, da tanti punti di vista, fra i quali personalmente privilegerei la capacità di coniugare scienza e milizia.

Di famiglia borghese, politicamente conservatrice (e lo diceva a mezza voce, quasi vergognandosene), figlio di Valerio, un prestigioso avvocato, Cottino professore emerito di Diritto commerciale, un’autorità nel ramo (non solo a livello nazionale: il suo Trattato di Diritto commerciale, da lui impiantato e diretto per la casa CEDAM, in ben 12 volumi è un’opera imprescindibile), a lungo preside di Giurisprudenza, ha formato decine di allievi che si sono fatti strada non solo nell’ambito del diritto commerciale, ma nelle scienze giuridiche e politiche.

Del resto, non fu mai un mero giurista, Cottino: troppo vasta la sua volontà di sapere, troppo largo il campo dei suoi interessi, che sempre associavano il mondo degli studi alla vita sociale e alla lotta politica. In sintesi, fu uno studioso che pur diventato presto un maestro nel suo territorio scientifico, seppe e volle sempre essere un cittadino, formatore di cittadini, un intellettuale insomma, che abbracciava interamente la sua epoca per citare una frase celebre di Jean-Paul Sartre.

Docente universitario assurto ai più alti gradi (era anche membro della più prestigiosa nostra istituzione, l’Accademia dei Lincei), non voltò le spalle, mai, ai problemi della collettività. Certo un ruolo rilevante lo ebbe il suo maestro, il grande giurista democratico Paolo Greco, e la biblioteca di famiglia, dove poteva trovare e leggere di tutto, per aprire gli occhi sul mondo, e sull’Italia. E come per altri della sua generazione (era nato nel 1925), il fascismo fu la grande occasione per capire da che parte stare. E nel Piemonte di Nuto Revelli, di Carlo Casalegno, di Franco Antonicelli, Paolo Boringhieri, Plinio Pinna Pintor, Luciano Gruppi…, tutti destinati a grandi cose, il giovanissimo Gastone si formò politicamente; e tutti loro respiravano l’aria dell’azionismo, tutti o quasi provenienti da Giustizia e Libertà, che aveva alle spalle il nome dei martiri per eccellenza, Carlo Rosselli, trucidato nel giugno 1937 in Francia, e Leone Ginzburg, morto dopo le sevizie naziste a Regina Coeli nel febbraio del ’44.

Era un panorama che a guardarlo oggi ci pare senza eguali: dai fratelli Galante Garrone a Giorgio Agosti, da Massimo Mila a Vittorio Foa, e via seguitando. Davvero la “meglio gioventù” torinese, che aveva trascorso buona parte di quegli anni nelle galere fasciste.

L’input decisivo a Gastone giunse però proprio dal suo docente Paolo Greco, liberale antifascista, il quale senza giri di parole, lo convocò e gli diede l’incarico di “tirar su, organizzare politicamente, militarmente” i giovani liberali, ricorda Cottino in quella che è la più recente, lunga intervista autobiografica (rilasciata a Francesca Chiarotto, sulle pagine della rivista Historia Magistra). Aveva solo 18 anni, Gastone, studente del 1° anno di Legge, quando entrò dunque nella Resistenza armata, col nome di “Lucio”. Con quel nome fu tra coloro che per primi entrarono a Torino, nella Brigata SAP Mingione, mentre gli ultimi repubblichini se la davano a gambe, o si nascondevano, non senza compiere feroci rappresaglie.

Anche se abbandonò il nome da partigiano, Gastone Cottino non smise di esserlo, fu anzi davvero un professore-partigiano, sempre dalla parte giusta, o, se si vuole “dalla parte del torto”, perché, come scrive Brecht, “tutti gli altri posti erano occupati”.  Nella sua galleria di maestri ideali, oltre a un giurista che fu uno dei Padri Costituenti, come Piero Calamandrei, a lui piaceva ricordare soprattutto la “strana coppia” Gramsci-Gobetti, che esprimeva perfettamente la personalità e la cultura di Cottino: nella intervista ricordata, spiegava: “le due figure … mi hanno sempre aiutato entrambe, con le loro posizioni, pure in parte diverse, ma sempre sostanzialmente unificate dal filo comune di resistenza al potere, con il coraggio e il rigore, a sbrogliare il gomitolo della vita, del mio percorso politico e intellettuale”.

Un marxista liberale, insomma, che aveva sempre avuto come stella polare quel famoso binomio di Giustizia e Libertà: la prima ha bisogno della seconda, ma la seconda senza la prima si riduce alla libertà dei pochi, dei privilegiati. Perciò, dopo lo scioglimento del PCI aderì, per coerenza, a Rifondazione Comunista, rimanendovi fino alla fine, come un padre nobile che tuttavia non disdegnava di scendere in piazza, e di rischiare le manganellate della polizia.  La vita, dichiarò, ci pone davanti a continue scelte. E, qui l’orgoglio si percepiva nettamente, “Io ho fatto una scelta nel settembre 1943: da che parte stare. Fu per me la scelta fondamentale”, ma aggiungeva, “non si vive mai di rendita”, sicché fu dalla parte degli algerini contro la Francia, dei vietnamiti contro gli Usa, degli studenti contro lo strapotere dei “baroni”, di coloro che dall’avvento di Berlusconi in avanti, si opposero a quello che egli chiamava “il degrado della politica”, contro i “falsi maestri”, che si piegavano al denaro e al potere, e con l’ascesa dei “post-fascisti” al governo della “Repubblica nata dalla Resistenza”, al pericolo di un pesante rigurgito di fascismo, di cui registrava puntualmente, da studioso, gli atti e li commentava sgomento, ma sempre combattivo, sempre pronto a rivestire idealmente, anche senza fucile a tracolla, i panni del partigiano Lucio.

Fonte: L’Unità 9 Gennaio 2024

 

Palestina. Lettera agli artisti e agli intellettuali

Riprendiamo un’opportuna lettera per la Palestina a intellettuali e artisti, scritta dal regista Alessandro Negrini

Foto di Giorgio Mancuso
Fonte: Pressenza International Press Agency.

 

 

 

Cari amici, da quando è iniziata quella che viene chiamata da tutti i media “guerra”, e che invece è uno sterminio, sono stati uccisi 28091 palestinesi.

Di questi, 11.023 bambini e 5.683 donne.

Più di 1.000 bambini palestinesi hanno perso una o entrambe le gambe. Il giorno di Natale le forze israeliane hanno compiuto una strage in un campo profughi. Il 90 per cento delle case dei palestinesi è stata o distrutta o gravemente danneggiata. I giornalisti uccisi sono 93, i medici uccisi 222.

I profughi – a cui è stato intimato di abbandonare entro 24 ore le loro case, poi distrutte, e spostarsi a sud in campi profughi “sicuri”, che a loro volta vengono indiscriminatamente bombardati – sono 1 milione e novecentomila. Privati di acqua potabile, ed energia elettrica. Gli ospedali sono costretti a fare amputazioni di arti senza anestesia, che riescono a compiere quando non vengono bombardati, perché lo sono, anche gli ospedali.

Sono stati inoltre uccisi tre ostaggi israeliani mentre sventolavano bandiera bianca, perché creduti palestinesi. Il ché si traduce nella candida ammissione che l’esercito israeliano spara anche ai palestinesi che sventolano bandiera bianca.

Una coscienza senza scandalo è una coscienza alienata, diceva George Bataille: cari colleghi, amici, compagni di questo viaggio che ci porta a raccontare la bellezza: dove siete? Dov’è la vostra voce?
Dove sono i cantanti? Dove gli attori? Dove i registi, gli intellettuali, gli accademici, tutti gli artisti prontissimi a balbettare una protesta, come una corporazione, soltanto durante i lockdown, quando ad esser intaccato era il perimetro della propria attività, le proprie serate, i propri set?

A parte meritevoli e coraggiose eccezioni, poche, di cui cito quelli che mi vengono in mente e mi perdonino coloro che dimentico, da Tomaso Montanari a Angelo d’Orsi, da Moni Ovadia a Marco Revelli, agli amici che rischiano esponendosi, in Italia il silenzio di fronte a quanto sta avvenendo è qualcosa di agghiacciante.
Abbiate un colpo di reni, gridatelo, proviamo a usare insieme le parole quando vanno usate e diciamolo, tutti: quello che Israele sta compiendo a Gaza è un genocidio, ed il governo israeliano va processato per crimini contro l’umanità.

Non è più tempo per pensare alle strette di mano che si possono perdere, a qualche spettacolo in meno che si rischia di avere.

A cosa ci serve parlare di bellezza, ignorando l’infamia? A cosa servono le parole di Neruda, di Shakespeare, dei poeti, i film, le canzoni, i dibattiti sulla bellezza – vivendo muti sordi e ciechi? A cosa serve quest’arte, ridotta a mero outlet del bello igienizzato da ogni possibile finestra sul presente?

Io credo che il compito degli artisti e degli intellettuali, oggi più che mai, sia quello di esercitare uno sguardo che creando bellezza sbugiardi l’infamia, perché denunciandola, ci si avvicina ad esercitare anche un altro diritto: il diritto al sogno.

Cosa fare? In primis uscire dal nostro mutismo ombelicocentrico. Insieme, essere lo sguardo che non si volta dall’altra parte. Magari facendo spettacoli, dedicando ciò che facciamo a questo popolo martoriato, inventandoci strategie, e sì, manifestando ciò che così poco è tollerato in questa nostra malata democrazia: il dissenso e la denuncia dell’infamia.

Amici artisti, accademici, intellettuali: coraggio! Alziamo tutti lo sguardo e riprendiamoci il senso del nostro fare arte e pensiero.

Ritroviamoci, tutti, nel senso del nostro creare e raccontare, così avrà poi un significato vero che travalica il nostro individuale recinto, il parlare del bello, di territori, di storie: altrimenti si è solo mero spettacolificio, cortigianeria silente, complici di fronte a questo abominio.

Alessandro Negrini

PS: i dati citati sono diffusi da Euro-Med Human Rights Monitor e citati dalla BBC e dal New York Times

HM Calvino

Méditations parisiennes de Calvino

Martedì dalle , presso la Maison de la recherche di Parigi per la giornata dedicata a Italo Calvino “Méditations parisiennes de Calvino”.
In occasione dei 100 anni della nascita del celebre scrittore italiano, l’associazione Italiques, Historia Magistra e Sorbonne Nouvelle (Circe), organizzano una giornata di studi con degli specialisti dell’opera calviniana, degli esperti in storia della cultura, dei filosofi e dei sociologi.
4, rue des Irlandais 75005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Historia Magistra. Rivista di storia critica N.36/2021

EDITORIALE
Amedeo Cottino, Quando il potere democratico mostra la sua ferocia. Il “caso Assange”

IN CORSIVO
Gino Candreva, Foibe: tra pulp history e verità di Stato

TRA STORIA E POLITICA
Marco Cerotto, Il «Socrate socialista». Raniero Panzieri, i «Quaderni rossi» e la Cgil

LAVORI IN CORSO
Giulio Di Donato, Integrazione europea e cosmopolitismo in Jürgen Habermas: una lettura critica

INCONTRI
Francesca Belviso (a cura di), Dopo il Maggio. L’élite intellettuale parigina del post-Sessantotto. Incontro con Jean-Paul Manganaro

IN RETE
Guglielmo Pellerino, Storie ai margini della grande Storia: l’Archivio partecipato delle sottoculture popolari

STORIE DI CARTA
Stéfanie Prezioso, M. Una miopia strategica, un romanzo fuori tempo

PICCOLO E GRANDE SCHERMO
Federico Savonitto, Alla riscoperta del giovane Pasolini e del suo Friuli

FERMALIBRI
Alessandro Barile, Una lettura disincantata della rivoluzione

Annalisa Presicce, L’inevitabile Lukács

SCHEDE
Opere di Andrea Salvo Rossi (Laura Mitarotondo), Massimo Gori (Valeria Sgambati), Niola J. Smith (Alberto Pantaloni), Bertand Binoche (Luca Pellarin), Guido Picelli (Francesca Chiarotto), Ali Abdullatif Ahmida (Roberta Biasillo), Fiammetta Balestracci (Fabio Guidali), Emanuele Bernardi (Cecilia Novelli), Ziad Fahmi (Anna Ferrando), Andrea Balzola (Luigi Ambrosi)

Produzione propria

RACCOLTA CARTA
Vincenzo Luca Sorella, Il “danno” scolastico

L’ANGOLO DI ARISTARCO
Le nuove frontiere della lotta di classe

 

I fascicoli della rivista in cartaceo o .pdf si possono acquistare o ordinare dal sito dell’editore.

Per qualsiasi altra richiesta vi invitiamo a contattare direttamente la casa editrice al seguente indirizzo: abbonamenti@rosenbergesellier.it

“Il diritto alla storia. Saggi, testimonianze, documenti per HISTORIA MAGISTRA (2009-2019) – Milano 25 maggio 2022

In occasione del decimo anniversario dal primo fascicolo di «Historia Magistra. Rivista di storia critica», Angelo d’Orsi e Francesca Chiarotto hanno curato una raccolta di interventi di studiosi e studiose che collaborano e hanno collaborato a vario titolo con la rivista. I testi riflettono sul nostro percorso, sulla vicenda della rivista e sullo stato della ricerca storica, e in particolare sul rapporto tra la storia e le altre discipline. Il libro vuol essere un mattone nella barricata in difesa della storia, un “bene comune” fondamentale, contro i tentativi ricorrenti di delegittimarla e svilirla.

La redazione milanese di HISTORIA MAGISTRA ha organizzato un incontro in cui presentare e discutere Il diritto alla storia. Saggi, testimonianze, documenti per HISTORIA MAGISTRA (2009-2019), a cura di Angelo d’Orsi e Francesca Chiarotto (Academia University Press, 2021).

Il direttore Angelo d’Orsi discuterà con Beatrice Del Bo (Università degli Studi di Milano) e Daniela Saresella (Università degli Studi di Milano).
Con la partecipazione di Scacchiere Storico.

L’incontro si svolgerà in presenza presso la Casa della Cultura e sarà possibile seguire la diretta streaming sul sito, sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della Casa della Cultura.

25 maggio 2022, ore 18:00
Associazione Casa della Cultura
via Borgogna 3, Milano

Historia Magistra. Rivista di storia critica N. 35/2021

EDITORIALE
Angelo d’Orsi, Come celebrare il comunismo italiano?

IN CORSIVO
Alberto Pantaloni, Un attacco alla libertà di ricerca storica: l’affaire Persichetti

TRA STORIA E POLITICA
Francesco Coniglione, La fine delle ideologie e la metamorfosi del
partito politico. Il caso italiano

LAVORI IN CORSO
Alessia Ceccarelli, Custodire, sorvegliare, censurare. L’autorità genovese e la circolazione degli scritti (secc. XVI-XVII)

Pier Giorgio Bianchi, Freud e l’ideologia francese. Il dibattito sulla psicoanalisi in Francia tra le due guerre

Alessandro Barile, Il comunismo impossibile. Tradizione e innovazione negli anni Sessanta: tracce di un «appuntamento mancato»

INCONTRI
Bruno Maran (a cura di), Una foto con Che Guevara. Chiacchierando
con Giacomo Scotti

IN RETE
Sebastian Mattei, Come studiare il PCI? Nuove fonti per la ricerca

PICCOLO E GRANDE SCHERMO
Fabio Guidali, Lotta alla droga, AIDS e consapevolezza storica: SanPa di Netflix

FERMALIBRI
Alessio Fiore, Dialogo con i classici e storia economica

Piero Purich, Il “Confine orientale” visto dall’altra parte

SCHEDE
Opere di Paola Rudan (Clizia Magoni), Carmine Pinto (Ignazio Veca), Fiorenza Taricone (Rossella Bufano), Moritz Föllmer (Enrico Manera), Alberto Melloni (Luigi Giorgi), Angelo Ventrone (Cecilia Novelli), Paul Corthon (Alberto Pantaloni), Fabrizio Rufo (cura) (Sebastian Mattei), Pierre Emmanuel Guigo (Alessandro Giacone), Noam Chomsky (Annalisa Presicce), Richard Rechtman (Francesca Belviso), Armando Petrucci (Lorena Barale).

Produzione propria

L’ANGOLO DI ARISTARCO
Effetto Foucault

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Un maestro per la storia: Scritti di e su Gian Mario Bravo (2010-2020), a cura di Angelo d’Orsi e Francesca Chiarotto

Questo volume, nato in seno alla comunità di HISTORIA MAGISTRA, è un piccolo gesto che intende esprimere la gratitudine per il contributo che Gian Mario Bravo – mancato il 29 aprile 2020 – ha dato alla Rivista, fin dalla sua fondazione, nel 2009: i suoi testi qui raccolti lo testimoniano, anche se soltanto in parte. Membro del Consiglio di Direzione della Rivista, Bravo è stato un esempio di rigore, di correttezza e di umanità, e la sua presenza è stata un lievito fecondo per questa testata che si ispira alla “storia critica”.

I temi affrontati, in saggi, articoli e recensioni sono vari, anche se ruotano prevalentemente intorno alla storia del marxismo. Sono scritti caratterizzati dalla fusione di scienza e milizia, un binomio sul quale si stabilì una perfetta sintonia con HISTORIA MAGISTRA. Il saggio Due secoli (e più) dalla parte del torto è esemplare nel dare la misura della ricchezza della cultura storico-politica dell’autore, ma anche della sua passione civile e politica.

Arricchiscono il volume contributi di studiosi e studiose che sono stati in relazione con Bravo e con HISTORIA MAGISTRA, interni o esterni al gruppo: Cristina Accornero, Pietro Adamo, Aldo Agosti, Giuseppe Cacciatore, Francesca Chiarotto, Angelo d’Orsi, Paolo Favilli, Alexander Höbel, Fabrizio Loreto, Stefano Petrucciani, Fiorenza Taricone, Salvatore Tinè; tutti hanno affrontato, succintamente, alcuni temi dell’ampio lavoro di Bravo.

Consulta e scarica l’indice del volume e leggi la premessa di Angelo d’Orsi e Francesca Chiarotto: indice e premessa Un Maestro per la storia

La storia: conoscenza o narrazione? Convegno internazionale – Varese/online 25-26 novembre 2021

«La storia: conoscenza o narrazione? Sull’oggettività della conoscenza storica»: molte domande e molta attualità nel titolo del convegno che l’Università dell’Insubria promuove il 25 e 26 novembre, organizzato dal Centro Internazionale Insubricoin collaborazione con HISTORIA MAGISTRA. Rivista di Storia Critica e il corso di laurea inStoria e storie del mondo contemporaneo e  all’interno della XIII edizione del progetto dei Giovani Pensatori, che coinvolge moltissime scuole della provincia di Varese. L’evento prevede la presenza dei relatori al Collegio Cattaneo di via Dunant 7 a Varese e tutto il pubblico collegato a distanza, in modalità webinar.

In cosa consiste l’analisi storica? Per rispondere a questo problema un maestro come Marc Bloch (1886-1944), a cui si ispira la discussione, ha scritto: «La formula del vecchio Ranke è famosa: lo storico non si propone null’altro che di descrivere le cose tali e quali esse sono avvenute, wie es eigentlich gewesen. Erodoto, prima di lui, lo aveva detto: ta onta legein, raccontare ciò che fu».

Ma pur assumendo questo stile, tuttavia la storia ha in genere oscillato tra il giudicare e il comprendere. Che cos’è allora la storia? Come opera uno storico? Quale tipo di ragionamento qualifica una ricerca storica? Quale il valore culturale e conoscitivo della storia? Tutti possono essere storici? E cosa significa essere “storici”? In cosa consiste il mestiere dello storico?

La lectio magistralis di apertura del convegno sarà di Angelo d’Orsi, autore anche di un pregevole «Manuale di storiografia», cui è stato affidato il compito di spiegare l’utilità della storia, affrontando una domanda antica in cerca di risposte nuove. Ma a questo convegno, oltre ai docenti del corso di laurea in Storia dell’Insubria, parteciperanno anche docenti di storia delle scuole della provincia di Varese, con la presenza di docenti delle secondarie superiori ed anche delle scuole primarie, proprio perché l’insegnamento della storia è presente in ogni ordine di scuole e ad ogni livello di studio.

La partecipazione è libera e gratuita; per ottenere il link di collegamento scrivere a: sbarile@uninsubria.it 

Qui la presentazione del convegno e il programma completo: La storia – Conoscenza o narrazione – Varese, 25-26 novembre 2021

Historia Magistra. Rivista di storia critica N. 34/2020

EDITORIALE
Marina Penasso, Una necessaria rieducazione sentimentale

IN CORSIVO
Alessandro Barile, Una “eretica disciplinata”. Rossana Rossandra dirigente comunista

TRA STORIA E POLITICA
Pietro Stefanini, Come normalizzare l’assedio: il “Meccanismo
per la ricostruzione di Gaza”

LAVORI IN CORSO
Gabriele Mastrolillo, Rivoluzione e controrivoluzione in Ungheria
viste dal Partito socialista italiano (1919-1920)

Elisa Baccini, Maeva Le Roy, Stefano Levati, Chiara Lucrezia Monticelli, Stefano Poggi, Francesco Saggiorato, Pratiche e tecniche di controllo sociale nell’Italia napoleonica: cantieri di ricerca

EX CATHEDRA
Giovanni Carosotti, Sull’insegnamento della storia nella scuola. Vecchie proposte, nuovi pericoli

INCONTRI
Giulia Stochino (a cura di Guglielmo Pellerino), Camilla Ravera: il biennio rosso accanto ad Antonio Gramsci

IN RETE
Antonio Brusa, Non sempre Cenerentola. La didattica della
storia nei siti accademici italiani e in quelli esteri

ESPERIENZE
Daniele Forte, Fiato sprecato. Una gita a Lampedusa

PICCOLO E GRANDE SCHERMO
Peppe Notarangelo, Notarangelo ladro di anime. Il mio racconto
di Mimì

FERMALIBRI
Annalisa Presicce, Baruch ritrovato. Una nuova, preziosa edizione dell’Ethica spinoziana

SCHEDE
Opere di Sylvie Steinberg (Sofia Zuccoli), Pierre Serna (Valentina Altopiedi), Alfred Dreyfus, Lucie Dreyfus (Francesca Belviso), Giuseppe Berta (Cristina Accornero), DanTamir (Alberto Pantaloni), Dominic Bliss (Massimo Congiu), Battista Q. Borghi (Carmen Betti), Alain Ruscio (Guglielmo Pellerino), Hanna Lévy-Hass (Amedeo Cottino), Sara Lorenzini (Simone Polidori), Hartmut Rosa (Luca Pellarin).

PRODUZIONE PROPRIA

BUONE E CATTIVE NOTIZIE
Massimo Congiu, Orbán colpisce ancora. Klubrádió chiude

L’ANGOLO DI ARISTARCO
Aristarco Scannabue, Sliding doors

 

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